venerdì, giugno 30, 2017

Corrispondenza di non amorosi sensi

Ieri ho fatto questa esperienza mistica di segnalare un disservizio al numeroverde di Poste Italiane (803.160).

Antefatto: da un po' di tempo ho notato, anche grazie alla tecnologia avanzata messa a disposizione dai fornitori (tramite i cosiddetti "porcali"), che le bollette delle utenze domestiche stentavano ad arrivare. Una è arrivata con quasi un mese di ritardo rispetto alla sua scadenza, un'altra è arrivata il giorno prima della scadenza, una terza non è ancora arrivata (per la verità ci sono ancora 10 giorni prima della sua scadenza).

Forte del fatto che ieri, giorno dei SS. Pietro e Paolo (ma che c'entra?) ne sono arrivate ben tre tutte assieme (quella scaduta, quella che scade oggi e un'altra che scadrà fra 15 giorni), ne ho dedotto che non poteva essere un problema dei fornitori, bensì era un problema di distribuzione postale.

Mi sono recato all'Ufficio Postale del paese (5000 anime) per esporre il caso alla Direttrice. La quale Direttrice, ahimé mi ha detto che lei non era (più) responsabile della distribuzione postale (wtf?), che invece dipendeva da un Ufficio sito a 39,1 km da qui, ossia 40 minuti di macchina (dati gentilmente forniti da Google Maps). Nonostante questa sfortunata circostanza, la Direttrice si è offerta di aiutarmi in due modi: 1) aggiungendo il mio nominativo e indirizzo su un quadernetto assolutamente ufficioso in cui lei registra questi disservizi (a quale scopo non è dato sapere), 2) fornendomi il sunnominato numeroverde 803.160 a cui sporgere formale reclamo.

Rinfrancato dalla convinzione che le cose stavano andando per il meglio (?), mi sono armato di telefono "fisso" ed ho chiamato il numeroverde sopra citato. Dopo i consueti innumerevoli passaggi sotto le Forche Caudine dei menu vocali, sono finalmente stato messo in contatto con un operatore. Devo confessare che non è stato agevole far comprendere all'operatore il senso dei mio reclamo. Eppure c'erano le ombre dell'interruzione di pubblico servizio e della sottrazione di corrispondenza, due ipotesi di reato mica tanto da ridere. Dopo aver chiarito che, se il mio reclamo non fosse stato accettato, mi sarei rivolto direttamente ai Carabinieri, ho finalmente ottenuto un "numero pratica" di cui però non conosco l'utilità pratica.

Non c'è verso: se malauguratamente i fatti si dovessero ripetere, andrò direttamente dai Carabinieri, senza perdere altro tempo in burocrazie non-statali.

lunedì, giugno 19, 2017

Puntura di APE

Dunque, dopo aver tanto sentito parlare di APE (non l'insetto, l'Anticipo Pensione), anche sospinto da qualche anima pia che ho come amico, mi ha punto vaghezza di vedere se mai potessi avvalermi di questa nuova misura assistenziale, dedicata (dice) ai disoccupati non ancora in pensione: date certe condizioni.

Siccome, leggendo il Decreto Legge, non mi erano del tutto chiare le condizioni, e siccome è prevista una procedura per la verifica dei requisiti da parte di INPS e altri Enti, ho pensato bene di tentare la verifica. Al più mi avrebbero risposto che non ne avevo diritto.

Parte prima, metodo fai-da-te. Ingenuo, credevo che, accedendo al sito INPS e cercando "ape sociale", avrei trovato la procedura che cercavo. Errore: la ricerca restituisce come risultato una scheda che descrive l'APE sociale, ma (al momento in cui ho eseguito la ricerca) non indica come iniziare la procedura. (vedi nota 1)

Parte seconda, il cittadino digitale: ho espresso il mio malumore via Twitter, indirizzando un po' a caso vari soggetti che avrebbero potuto aiutarmi.

Parte terza, putenza dei SM Manager della PA digitale: ho ricevuto risposta alle mie lamentele, con indicazioni abbastanza precise per raggiungere l'inizio della procedura di verifica. Non tutto funzionava alla lettera come indicato, ma con un po' di immaginazione e una discreta dose di smanettamento sono arrivato all'inizio.

Parte quarta, quando si dice "user friendly" non s'intende ciò che ho trovato. Il PIN fornitomi da INPS (dice) non era "dispositivo" (che vorrà dire?). Ripiego su SPID, parola magica che apre tutte le porte della PA, o almeno dovrebbe. Anche in questo caso, i miei dati anagrafici non erano completi: apparentemente mancava il numero civico, essendo indicato nei documenti da me forniti "via e numero civico" e non "via" e separatamente "numero civico", più altre quisquilie (il numero della Carta d'Identità, che -guarda caso- è identico a quello con cui sono registrato in SPID). Insomma, dopo una buona mezz'ora di smanettamenti, approdo alla pagina dei requisiti.

Parte quinta, a chi è diretta l'APE sociale. Le alternative (cito a memoria) sono: 1) disoccupato perché licenziato dall'azienda, con o senza giusta causa, ovvero 2) disoccupato perché ha concordato con l'azienda il licenziamento a norma della legge pincopallina (che sono andato prontamente a leggere, per poi scoprire che non era il mio caso), 3) altre fattispecie (lavori usuranti, accudimento di famigliari gravemente malati). Mancava appunto il mio caso: 4) disoccupato perché, dopo quasi 3 anni di Cassa Integrazione, non aveva i soldi per mantenere alloggio nella Grande Città e, una volta rientrato al lavoro nell'azienda che aveva inghiottito la sua vecchia azienda fallita, non trovando modo di raggiungere la nuova Sede di Lavoro, aveva rassegnato "volontariamente e unilateralmente" le dimissioni, prontamente accettate. Senza contare il particolare che bisogna comunque essere iscritti alle liste di collocamento (e aver esaurito gli assegni assistenziali da almeno 3 mesi senza nel frattempo essere morti di fame e sete), cosa che non avevo fatto perché chiedendo all'Ufficio di Collocamento mi avevano a suo tempo risposto "faccia come vuole, tanto è lo stesso". Infatti non è "lo stesso".

Per farla breve: forse saranno pochi i disoccupati che hanno a suo tempo rassegnato le dimissioni per motivi personali e successivamente non hanno più trovato lavoro (passati i 56 anni di età, la collezione di "Le faremo sapere" è molto vasta). Aggiungiamo che, secondo le attuali disposizioni, conseguenti la cosiddetta "Legge Fornero", dovrò aspettare altri 4 anni, fino al compimento di 67 anni e 4 mesi, prima di vedere i frutti di ciò che ho già maturato: la Pensione di Vecchiaia.

Per fortuna, sono tirchio e abituato a sopravvivere con poco. Per fortuna, soprattutto, c'è chi mi mantiene.

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Nota (1). Successivamente alle mie rimostranze, pare che la pagina in questione sia stata aggiornata con un link che porta all'inizio della procedura. Sinceramente, dopo tutto quello che ho raccontato qui sopra, non ho avuto voglia di verificare: ci credo, bravi.