domenica, aprile 23, 2017

Il sasso nello stagno

Abbiamo fatto tutti, da piccoli, quel gioco di buttare un sasso nello stagno (fontana, laghetto, piccolo specchio d'acqua), e poi osservare gli spruzzi, il sasso che affonda e sparisce, le onde che si allargano man mano.

Con l'avvento della comunicazione online "aperta a tutti" (seriamente, diciamo: molto diffusa, molto seguita e senza troppi vincoli per chi comunica), è diventato di moda fare lo stesso giochetto con le "notizie", vere o false, cercando di attirare l'attenzione dei potenziali lettori, e spesso avendo l'intenzione di formare opinioni, di aggregare consensi.

Non è difficile, basta riferire (o costruire) una notizia che abbia una superficie scandalistica, a volte una mezza verità, un argomento capace di sollevare reazioni irrazionali in chi legge. L'argomento "not in my backyard" (non dentro il mio orticello) di solito funziona a questo scopo.

Risulta davvero difficile pensare che certe "storie" siano diffuse ingenuamente, senza pensare alla loro fondatezza e soprattutto alle conseguenze della loro diffusione. Prova ne sia il fatto che, messo di fronte ad argomenti razionali, chi le sostiene tende a difenderle contro ogni evidenza. Una volta si parlava di "falso ideologico", ed era un fenomeno relativamente raro, oggi purtroppo è un mare dilagante. Il nostro povero "stagno" è quotidianamente agitato da "sassi" gettati col solo scopo di provocare spruzzi e onde a non finire. Allora le reazioni tendono ad essere di due tipi:

1) cavalcare l'onda, aderire (o fingere) alle argomentazioni che hanno suscitato lo scandalo, per cercare di trarne qualche vantaggio, o al limite per cercare di non esserne travolti

2) azzerare tutto il flusso di informazioni (e perturbazioni) in ingresso, rinunciando così a restare in contatto con una realtà innegabilmente sempre più globalizzata.

Ambedue le reazioni sono, secondo me, negative. La prima per ovvii motivi morali (oddio, che parola pesante!). La seconda perché è una sorta di anestesia della sfera informativa dell'individuo. Entrambi abbassano il livello di coscienza e sviliscono quel poco di significato che ancora rimane attaccato all'esistenza umana.

Ancora una volta, vivere diventa faticoso: bisogna saper leggere, comprendere, analizzare ogni singola frase che arriva nel nostro agitatissimo "stagno" dell'informazione. Bisogna imparare a distinguere le onde create dal vento o dai pesci da quelle generate da qualche sasso gettato apposta.

martedì, aprile 18, 2017

i Promessi Defibrillatori

Contesto: nel paese dove vivo è stato chiuso il Pronto Soccorso, sostituito da una specie di ambulatorio H24 che non ha ovviamente a disposizione le tipiche dotazioni diagnostiche di un PS. Il territorio è in posizione collinare, distante da Ospedali e mal collegato da strade piene di curve e in cattivo stato di manutenzione. Il PS "più vicino" è raggiungibile con circa 40 minuti di macchina sulle suddette strade piene di curve(1). In peggiori condizioni si trovano altri paesi limitrofi, che facevano conto sull'esistenza del vecchio PS che non c'è più.

Dopo nemmeno 10 giorni dalla chiusura del PS, è accaduto un evento tragico quanto prevedibile: un'anziana signora ha avuto un attacco di cuore mentre era sulla piazza principale ed è deceduta prima dell'arrivo dell'ambulanza del 118, che si è materializzata dopo circa 20 minuti dalla chiamata. Nulla può essere addebitato al 118, che ha fatto ciò che ha potuto, accorrendo nel più breve tempo possibile. Purtroppo l'infarto se ne frega dei tempi tecnici necessari in questi casi.

Apprendo dal sito della comunicazione istituzionale del Comune che (dopo questo tragico evento) che "Si sta nel frattempo procedendo come Amministrazione Comunale, di concerto con AFAS già attivata nel mese di Febbraio scorso, all’acquisto di monitor defibrillatori che verranno collocati a breve nel sia nel capoluogo che nelle frazioni"(2).

Siamo quindi in attesa della installazione dei Promessi Defibrillatori (sembra un romanzo di Manzoni, ma purtroppo non lo è). Chissà per quale contorta volontà del Destino non è stato possibile pensarci prima, all'atto della chiusura del PS. Nel frattempo, chiederemo agli attacchi di cuore di concederci una tregua.

A margine, vorrei anche segnalare un altro episodio di questo mistero buffo che è diventata la Sanità italiana.
Causa diabete, utilizzo una di quelle macchinette per la misurazione "self service" della glicemia: un oggetto molto semplice da usare, che mi permette di tenere sotto controllo un parametro importante relativo alla mia infermità cronica. Grazie alle politiche sanitarie del passato, non ancora abolite dalla presente gestione, il Servizio Sanitario Nazionale mi concede un certo numero di reagenti per l'uso della macchinetta, da prelevare in Farmacia dopo opportuno iter burocratico. Ebbene, l'ultima volta in Farmacia mi è stato comunicato che presto (nel giro di un paio di mesi) quel tipo di prodotto non sarà più commercializzato, e sarà sostituito da uno del tutto analogo, che però prevede l'uso di una nuova e diversa macchinetta. Da acquistare a mie spese.
Ecco, a me sembra un tipico caso di sfruttamento di mercato "captive", detto anche "obsolescenza programmata": posto che la mia macchinetta funziona perfettamente, posto che non vorrei fare a meno di questo monitoraggio, l'industria farmaceutica (chi altro?) decide di fare cassa sulla pelle dei soliti ignudi: i malati, per di più cronici. Aggiungo che la posizione di monopolio di cui gode la suddetta Farmacia (è l'unica in paese, raggiungibile da chi come me non ha l'automobile) non mi consente di cercare alternative di "libero mercato", né di verificare se tali affermazioni abbiano un riscontro oggettivo. Non so ancora a quanto ammonti il mini-pizzo che dovrò sborsare (qualche decina di euro), ma immagino che diverse migliaia di malati si trovino nelle mie stesse condizioni. Ciò basta a quantificare il business, e soprattutto la modalità passivo-aggressiva di gestione di questo mercato assolutamente asservito agli interessi di chi ci guadagna.

Note:

(1) L'ho sperimentato di persona: il 118 in caso di coliche renali non interviene, ma consiglia di recarsi al "più vicino" Pronto Soccorso con mezzi propri, sulle suddette strade già ricordate.
 

mercoledì, aprile 05, 2017

autolettura triste

Oggi sono triste e parlo di cose tristi: bollette, roba così.

Magari qualcuno non se ne cura, ma sono convinto che per molti milioni di persone, compreso il sottoscritto, le bollette continuino a essere un problema. Piccolo, ma non trascurabile.

Primo passo: qualche anno fa, in nome delle privatizzazioni e del libero mercato, che da noi  è sempre mercato delle vacche da mungere, sono state "inventate" le tariffe cosiddette di "libera concorrenza" (con rispetto parlando per la libertà e anche per la concorrenza) o "libero mercato". Apparentemente, avrebbero dovuto portare vantaggi ai consumatori (di elettricità, acqua, gas soprattutto), rispetto alle tariffe che una volta erano fissate dallo Stato. Ben presto è risultato evidente che uno sconto iniziale veniva compensato da clausole che imponevano la permanenza con quei gestori e con quei contratti: ovviamente, nessuna società privata (o presunta tale) accetta di lavorare in perdita solo per acquisire clienti. Il gioco può durare sei mesi, massimo un anno, poi ci si deve rifare delle perdite e cominciare a guadagnare.

Secondo passo: i fornitori ex-monopolisti, una volta privatizzati in tutto o in parte, sono stati costretti a mantenere una modalità di contratto chiamata (chissà come mai) "di maggior tutela". In questo caso, le tariffe continuano a essere determinate da un Ente statale, che si presume lavori a difesa delle fasce più deboli (meno ricche) della popolazione. Ora sembra che questi contratti, entro il 2018, saranno aboliti per Legge, lasciando -forse- tipologie di tariffe simili a quelle "di maggior tutela", ma senza la tutela. Non si sa per quanto tempo.

Terzo passo: trasparenza nei consumi. Sorvolando sul particolare che i misuratori o contatori dei consumi sono installati e gestiti dai fornitori stessi, e che la formale possibilità da parte del consumatore di richiedere una verifica di corretto funzionamento rimane a pagamento, a carico del consumatore, per alcune forniture (elettricità e gas) ci si sta attrezzando per la cosiddetta tele-lettura. Il fornitore stesso "interroga" i suoi contatori da remoto, risparmiando sui costi degli omini che giravano (una volta) per eseguire le letture. L'altra splendida funzione, che viene demandata agli utenti, è la cosiddetta auto-lettura: l'utente stesso legge i contatori e comunica le letture al fornitore. E qui casca l'asino: questa semplice e ingegnosa procedura richiede che siano funzionanti una serie di infrastrutture predisposte dai fornitori, circostanza che come vederemo non è sempre verificata.

Mettiamoci dunque nei panni di un ipotetico utente che desideri comunicare l'auto-lettura. Perché dovrebbe farlo? Magari perché ha verificato che le letture "presunte" applicate dal fornitore in assenza di tele-lettura o auto-lettura sono sempre piuttosto "sovradimensionate" (sono andato a scuola di eufemismi!) rispetto ai consumi effettivi. Tanto poi una volta l'anno c'è il conguaglio (altro animale mitico che bazzica nel fantastico mondo delle bollette) che ristabilisce l'ordine delle cose. Vediamo dunque che cosa può fare l'utente. Se segue la via telematica, che sembra la più comoda, per prima cosa deve registrarsi al sito web (portale) del fornitore. Fatto ciò, troverà un'apposita pagina per comunicare i dati dell'auto-lettura. Molto spesso tale pagina si trova alla fine di un percorso di click abbastanza complicato, ma il nostro utente è paziente e alla fine la trova. Ovviamente, affinché l'auto-lettura sia considerata valida, deve essere presa in un ben definito intervallo di date, come stabilito dal fornitore. Capita che a volte queste date siano scomode per l'utente, perché magari cadono in periodi (Natale, Pasqua) in cui ci si occupa di altro, o si è in vacanza altrove. Capita che i sistemi di raccolta delle auto-letture telematiche non funzionino. Non c'è nessun impegno da parte del fornitore in questo senso: se il sistema funziona, tanto meglio. Se non funziona quando serve, non sono (apparentemente) problemi del fornitore. Anche nel caso in cui il fornitore abbia pianificato un cambiamento nelle sue infrastrutture informatiche, evidentemente non ci sono criteri di continuità da rispettare per la procedura di acquisizione delle auto-letture. L'obiezione è che l'utente può comunque comunicare l'auto-lettura telefonicamente, ad un numero verde. E qui si apre un altro capitolo dell'avventura del nostro utente.

Il nostro utente, una volta verificato ripetutamente che il sistema telematico di auto-lettura non funziona ("Riprovate più tardi" è il messaggio, senza una chiara indicazione che "più tardi" potrebbe essere misurato in mesi...), egli si arma di telefono "fisso" e compone il famoso numero verde. Come sa benissimo chiunque abbia usato uno di questi servizi, la risposta è automatizzata sulla base di una sequenza di scelte numeriche successive. Dopo la digitazione della serie di numeri nei vari menu, si arriva infine alla possibilità di comunicare l'auto-lettura. Ovviamente serve il "codice cliente" o altro codice numerico riportato in bolletta. Ammettiamo che il nostro utente si sia procurato diligentemente tale codice. Può capitare di sbagliare anche solo una cifra, e sarà il caso di ricominciare la chiamata da capo. Superato l'esame "codice cliente" arriva il momento di comunicare l'auto-lettura vera e propria. Può capitare (è capitato) che a questo punto, dopo che l'utente ha digitato i numeri, il sistema automatico comunichi che l'auto-lettura non verrà presa in considerazione perché per quel contatore è già attiva la tele-lettura. Che cosa pensa l'utente? Tralasciando cose che non si possono pubblicare, pensa di essere stato preso in giro, perché: 1) in bolletta poteva essere evidenziato il fatto, e invece si invitava ad effettuare l'auto-lettura; 2) una volta iniziata la trafila del numero verde, il sistema avrebbe potuto avvisare subito l'utente, e invece ha atteso fino in fondo che quest'ultimo fornisse una inutile auto-lettura. Fantastico, vero?