martedì, settembre 25, 2012

Giornalisti col culo degli altri

Ciao, 

sono un blogger e scrivo di ciò che mi pare quando mi pare.

Ah, dimenticavo: non c'è nessun "quotidiano online" che non mi paga per questo.

sabato, maggio 19, 2012

Melissa è figlia mia

La mafia uccide quando ha paura. Uccide nell'estremo tentativo di tenere in mano un potere militare sul territorio, che è figlio di fortissimi interessi economici.

Oggi a Brindisi la mafia ha colpito vite innocenti. Maggiore l'orrore, maggiore il terrore che si tenta di instillare nella vita dei cittadini onesti.

Per la mafia è inaccettabile che nasca una generazione di giovani con la speranza, con l'ideale di una vita migliore, senza l'oppressione dei potenti, senza essere sempre costretti a elemosinare il lavoro, oppure a emigrare, senza che si parli più di "voto di scambio". "Giù la testa, non potete fare a meno di noi" questo è il messaggio intriso di sangue e di violenza che la mafia vuole spargere in tutti i territori che, con la complicità di chi per decenni è stato assente e ha chiuso gli occhi, ritiene di aver conquistato, al sud come al centro e al nord d'Italia.

Per questo io oggi dico: Melissa è anche figlia mia, una ragazza innocente immolata sull'altare dell'illegalità, della violenza, del potere cieco e assoluto. Per questo Melissa non morirà mai nel cuore di chi rifiuta la mafia e la violenza.

mercoledì, maggio 16, 2012

Delegittimare Saviano

In questo blog non parlo mai di televisione, anche perché la TV non ce l'ho e quindi non la guardo.

Molto recentemente, tuttavia, leggo (anche in rete) pesanti critiche al programma televisivo di Fazio e Saviano. Posso capire che il "format" sia abbondantemente "televisivo", posso capire che Fazio risulti a volte eccessivo nei modi e Saviano piuttosto indigesto a chi è abituato a ben altro tipo di televisione.

Quello che non capisco, o meglio in un certo senso lo capisco ma lo rigetto, è la critica al "personaggio" Saviano, la distruzione quasi sistematica di Saviano come scrittore (cosa che è assolutamente fuori contesto, in TV), e in definitiva il tentativo di delegittimazione delle sue parole, di tutto quello che ha detto e fatto (e continua a dire e fare) contro la Camorra, e che ovviamente gli costa un pesante isolamento.

Giornalisti, commentatori, "pierini" dell'ultima ora saltano su a spiegare quanti luoghi comuni sono riusciti a ritrovare nelle parole di Saviano. Bravi. Così si fa, questo è ciò che si aspettano i padroni, i detentori del potere, sia quelli palesi che quelli che operano "dietro le quinte" a Gomorra.

venerdì, aprile 06, 2012

Suicidi causa crisi? No, grazie.

"bisogna sempre ricordare che il suicidio è l'arma più estrema per affermare il proprio diritto ad una vita dignitosa e contemporaneamente per negarla in modo definitivo"

Vorrei aprire un fronte d'opinione, una campagna di comunicazione, o semplicemente una discussione (quello che sia) a proposito dei suicidi causati dalla crisi.

Lo dico subito: sia a livello personale che sociale sono contrario al suicidio causato dalla crisi.

Con tutto il rispetto per chi ha scelto l'"estremo gesto", non credo che uccidersi a causa dei danni causati dalla crisi (e dalla sua gestione) sia una buona soluzione. Cerco di argomentare.

Il suicida, sotto il profilo psicologico, è una persona che ha bisogno di attenzione. Uno si suicida perché sente che "non ce la fa più" a continuare la sua vita. Un suicida si sente con le spalle al muro, impotente.

In una situazione di crisi economica, è facile essere colpiti da una serie di "disgrazie" a catena, che spingono sempre più in basso le condizioni di vita di molti individui. Si perde il lavoro (un posto di lavoro, magari dove si è lavorato per tutta una vita), si perde la capacità di lavorare (ovvero il proprio mestiere non interessa più nessuno, ci sono troppi in cerca dello stesso tipo di lavoro), infine si perde la volontà di reagire e di resistere, dopo mille inutili tentativi.

In queste condizioni, è facile cadere in braccio alla depressione, all'odio verso tutto e verso tutti. A volte si arriva ad odiare sé stessi, le proprie scelte passate, la propria esistenza. Da qui a pensare e progettare un suicidio, il passo è breve.

Chiediamoci allora che cosa significa il suicidio per questi motivi, e chiediamoci a che cosa serve, che cosa risolve.

Togliersi la vita perché ci sembra che abbia perso ogni dignità può sembrare un gesto di vendetta: non posso più vivere come un essere umano, sono umiliato ad ogni passo, e quindi non voglio vivere un minuto di più.

L'utilità pratica di tale gesto è presto svelata: i morti non soffrono. Ma ci sono risvolti non indifferenti a questo suprema espressione di egoismo: ci possono essere persone che soffriranno a loro volta moltissimo in conseguenza della morte improvvisa e drammatica di chi hanno amato, di chi tengono stretto nel loro cuore. Anche dal punto di vista materiale, il suicida lascia dietro sé una scia di eventi negativi non indifferenti nei confronti delle persone che gli erano vicine.

Per quanto riguarda, infine, i problemi che un suicidio potrebbe risolvere, il bilancio è estremamente negativo. Per lo Stato, si tratta di smettere di pagare un sussidio o una pensione: una goccia nel mare. La Società in genere non si accorge nemmeno di un singolo individuo che viene a mancare. La sofferenza e il disagio individuali non sono considerati problemi, finché non sfociano in comportamenti violenti: e i suicidi, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono persone violente.

Rimane allora lo stato di estremo disagio, la rabbia, il senso di inutilità e di impotenza, la frustrazione quotidiana. Bisogna imparare a recuperare il coraggio (quello sì) di affrontare queste situazioni anche "da fermi", bisogna dare un calcio al muro che si sente crescere alle spalle, bisogna creare ogni giorno uno spazio, bisogna lottare.

Ancora una volta è una scelta fra avere o essere: ho perso tutto quello che avevo, o quello che credevo fosse "mio". Non importa. Non devo perdere una goccia di quello che sono e che nessuno potrà mai cancellare.

domenica, marzo 25, 2012

Achille e la Tartaruga

Secondo le norme attuali (come recentemente modificate dal Decreto Salva-i-ricchi), dovrei andare in pensione a 66 anni e 3 mesi, cioè nel corso del 2020.

Dal 2012 al 2020 decorrono 8 anni. Tenendo presente un "adeguamento della speranza di vita media" di 3 mesi all'anno (come sembra di capire dal sito INPS), questo orizzonte si allontanerà di altri (3x8=24 mesi) 2 anni, cioè nel 2020 scoprirò che la mia età pensionabile sarà diventata di 68 anni circa, spostando l'agognata data al 2022. Dal 2020 al 2022 passeranno altri 2 anni, quindi il tutto si sposterà presumibilmente in avanti di altri 3x2=6 mesi, ovvero nel 2023.

In altre parole, dopo 34 anni di ininterrotta vita lavorativa (allo stato attuale), dovrei andare in pensione a 69 anni. Se lavorassi in questi ulteriori 11 anni avrei accumulato 45 anni di lavoro. Altrimenti posso tranquillamente morire d'inedia, sollevando lo Stato dall'onere di dovermi pagare una pensione.

Il mitico Achille che insegue la Tartaruga e non l'ha ancora raggiunta... mi fa un baffo!

venerdì, marzo 02, 2012

Il ragionamento della bilancia

Leggo parecchie baggianate, specialmente negli ultimi tempi, tutte accomunate da questo (apparentemente) semplice ragionamento: se facciamo "questo", allora avremo risolto il problema "quellaltro". Come se fossero i due piatti della stessa bilancia. Ma se invece guardiamo meglio, scopriamo che "questo" e "quellaltro" non sono affatto i due piatti della stessa bilancia, e magari non sono nemmeno piatti di una qualsiasi bilancia.

Due esempi.

1. "Una maggiore facilità di licenziamento produce una maggiore occupazione". Qui si nasconde il fatto che non giochiamo a capacità produttiva e occupazionale costante (né a livello di tutta la società, né tantomeno all'interno di una singola azienda). Ci sono periodi storico-economici in cui semplicemente serve meno manodopera, e la maggiore facilità di licenziamento agevola la riduzione di manodopera. Stop. Con buona pace di tutti gli altri discorsi sulla tanto agognata stabilizzazione del lavori precari.

2. "La costruzione di una ferrovia veloce e capiente riduce il traffico su strada (principalmente delle merci)". Si nasconde il fatto che la concorrenza fra ferrovia e strada, tanto più per il trasporto merci, non dipende dalla disponibilità del mezzo, ma dalle esigenze di trasporto frazionato e dalle cattive abitudini alimentate per decenni da cattive politiche infrastrutturali. Inoltre, l'uso del mezzo ferroviario dipende dalle specifiche realtà produttive che quella specifica ferrovia metterebbe in comunicazione, e, parlando più in generale, da un piano di sviluppo industriale nazionale, che non solo non esiste oggi in Italia, ma che non mi risulta che nessuno stia nemmeno mettendo in cantiere. Per "marciare a vista" si fanno bastare le infrastrutture esistenti, concentrandosi sulla manutenzione migliorativa. Per gli investimenti infrastrutturali serve ben altra "visione".

Conclusione: il "ragionamento della bilancia" nasconde spesso una velleità di risolvere "alla spiccia" problemi che tanto spicci non sono, né dal punto di vista sociale, né da quello economico.

sabato, febbraio 25, 2012

Giudizi quasi universali

Quando alla fine dei miei giorni mi presenterò davanti a Sanpietro, Lui mi dirà: "Eh, caromio, con tutti quei peccati... alcuni gravissimi...", io gli risponderò: "e dài, Sampiè, è passato tanto tempo: chiedo la prescrizione! Certo, non pretendo il Paradiso, ma nel Limbo starò benissimo!".

giovedì, febbraio 23, 2012

Se la Fisica avesse le ali

Un vecchio detto popolare recita più o meno così: "Se mio nonno avesse il trolley, sarebbe un tram". Che c'entra? Ora ve lo spiego.

Non è un'argomentazione scientifica, ma a me l'idea che alcuni neutrini, particelle dotate di massa (piccolissima, ma comunque diversa da zero), sparati dentro un mezzo a sua volta provvisto di massa (la crosta terrestre) possano raggiungere e superare la velocità dei fotoni (notoriamente privi di massa) nel vuoto... ecco questa idea, dicevo, a parte tutte le altre considerazioni, non mi è mai andata giù: e più ci penso, meno mi piace.

Spero di vivere sufficientemente a lungo per vedere confermata (o smentita) la teoria secondo la quale i fotoni non sono le entità fisiche più veloci in assoluto nel vuoto, e spero altrettanto che ci siano altre entità fisiche ultraveloci, diverse dai neutrini.

Spero anche che si arrivi a spiegare scientificamente perché eventualmente questo avviene: questo sì che sarebbe un grande passo per la Scienza.

Nel frattempo spero che qualcuno metta in piedi un esperimento con modalità di attuazione diverse da quelle finora adottate nell'unico esperimento di cui  siamo a conoscenza, soprattutto per quanto riguarda la misura (necessariamente approssimata) della velocità dei neutrini.

Se la Fisica avesse le ali, probabilmente lo avrebbe già fatto. Ma non ce le ha, e il più delle volte è costretta a fare lo slalom fra finanziamenti che vanno altrove e pressioni per sperimentare cose di ben altro utilizzo (militare? io non l'ho detto).

sabato, gennaio 28, 2012

Una follia

Pensavo fra me: immagina uno Stato che abolisca tutte le tasse, per tutti i cittadini. Certo, simultaneamente dovrebbe rendere a pagamento ogni suo servizio, dalla sanità alla scuola, così pure i servizi comunali (nettezza urbana, asili) e tutto il resto. Ogni cosa dovrebbe essere pagata di tasca propria dai cittadini, e non avrebbe certo "prezzi  politici", ma semplicemente prezzi che consentano ad ogni amministrazione o ente almeno il pareggio di bilancio.

Sarebbe una specie di americanizzazione (nel senso USA) della società, in cui sorgerebbero forme assicurative o previdenziali private (o pubbliche, però ispirate ai medesimi criteri di bilancio). Ci sarebbe più liquidità e anche maggiore circolazione di denaro.

Sarebbe l'esatto contrario dello "Stato sociale" invocato da alcuni e sempre più lontano. Sarebbe più stabile, o più instabile? Non lo so. Certo non avrebbe molto senso pagare ancora un Parlamento, e forse nemmeno una Magistratura, né una Polizia che facesse rispettare la Legge, per non parlare dei Ministeri, Regioni, Province, Comuni. Chi ne avesse i mezzi, forse assolderebbe qualche servizio di Polizia privata (o statale a pagamento), gli altri si affiderebbero forse al "fai da te" o al "volemose bene".

Ci sarebbe un corri-corri ad accaparrarsi le infrastrutture maggiormente utilizzate: autostrade, ferrovie, elettricità, gas, acquedotti: la concorrenza sarebbe molto più dura di quella che conosciamo e l'ingerenza straniera (i tanto invocati "investimenti") sarebbe piuttosto forte. La mafia sparirebbe di colpo come fenomeno illegale, entrando di forza a far parte dell'economia, senza doversi più nascondere. Per alcune attività il "pizzo" prenderebbe il posto delle tasse.

Mi fermo qui, perché sto parlando di una follia, che non vedrà mai la luce in Italia, vero?

venerdì, gennaio 20, 2012

Note a margine

Note a margine  della trasmissione "Servizio Pubblico", vista ieri sera (19 gennaio):

  1. quando si parla di "creare le condizioni affinché gli investitori investano in Italia (per creare posti di lavoro)", non ho ancora trovato nessuno che sappia fare una lista di queste "condizioni": parliamo del fumo o di cose concrete? e di quali cose concrete? abolire i sindacati? abolire il concetto di "orario di lavoro"? sinceramente, non saprei
  2. il sindacalista della CGIL, secondo me, avrebbe potuto invitare i manifestanti siciliani (i "forconi") alla manifestazione di Roma, o meglio avrebbe potuto proporre, se i manifestanti fossero stati d'accordo, di spostare la manifestazione in Sicilia, confrontando e possibilmente unendo le rivendicazioni dei lavoratori e dei "forconi" -- non  ci ha pensato, oppure?
  3. perché i "forconi" siciliani avevano quasi tutti tuta blu e cappellino col logo e la scritta del "movimento dei forconi"? hanno un manager della comunicazione televisiva? chi glieli ha forniti? è un'iniziativa "spontanea" (e allora vorrei capire se finanziata da qualcuno o autofinanziata) o una trovata di Santoro?

sabato, gennaio 14, 2012

Naufragi

Oggi non riesco proprio a scrivere. Sono andato a rileggermi un po' di notizie sul disastro della Moby Prince (11 aprile 1991). Quello che ci è dato sapere, naturalmente. Mi colpisce l'assoluzione perché "il fatto non sussiste".

Spero che questa volta l'epilogo sia differente, che si arrivi ai come e ai perché. Ma ci credo poco.

domenica, gennaio 01, 2012

Anno nuovo

Anno nuovo... molte incognite.

Almeno per chi come me non è addentro alle "segrete cose" che certamente sono già state studiate e decise da chi può farlo.

Faccio questo pensiero, e lo distribuisco su due filoni differenti, per quanto in qualche modo legati fra loro: sul piano lavorativo personale (incertezza sul perdurare di una situazione incerta), e su quello più generale, diciamo politico-economico (mancanza di informazioni, scarsa chiarezza nella comunicazione).

Sul secondo punto, mi sembra (è un'impressione personale, prima che una valutazione politica) che si punti su quella tattica molto usata dai venditori di immobili di qualche tempo addietro: "se le piace, decida subito, perché ho già altre proposte d'acquisto: bisogna far presto".


Ma, si sa, il tempo è galantuomo (forse l'ultimo rimasto), e tutti i nodi infine vengono al pettine.


Sembro quasi mia nonna, che parlava per proverbi: ma chissà che in fondo non avesse ragione.